Mariano Apa

Dal cat. della mostra “Unicorno”, Gall. Pio Monti, Roma, 1984
Ubaldo Bartolini traduce una visione naturalistica del paesaggio in visione pittorica. La sua filologia si fa rimando contestuale, il paesaggio non è più paesaggio, ma visione di pittura, un respiro del vedere che oltrepassa la fenomenicità del rapporto percettivo e immette direttamente nel sogno dell’arte.
Bartolini ci coinvolge nel sogno, nella visione, elimina l’urbano e paradossalmente anche il paesaggio, perché più che nella topologia citata paesaggistica, ci fa entrare nell’odore, nel profumo, nel sentimento, nell’ascolto di un luogo che è lo spazio senza tempo della pittura.

Ubaldo Bartolini – Il luogo del paesaggio, tra gli Settanta e gli anni Ottanta
dal cat. della mostra “Il luogo del paesaggio”, Loreto, 1987-1988, Ed. Arnoldo Mondadori, De Luca, 1987
Lo spazio si perimetra per comprendere, fare propria, la realtà della propria individualità. Gli antichi agrimensori delineavano con finti reticoli la verità del loro possedimento: è l’io riflesso nel lacaniano specchio che, rifrangendo il “sé” delimita e accerta il contorno somatico e psichico dell’io disegnato.
Spazio/Luogo: “idea” ovvero, kantianamente, “Forma Pura” della appercezione, “possibilità” della “resa/comprensione” del fenomenico che si “decide” nella coscienza dell’Io, un Intelletto che è capace di “usare” le categorie per ridisegnare sul vuoto della confusione il pieno dell’ordine legislativo, della “legislazione” ordinata dall’Io. Oppure ancora, il perimetrare lo spazio è definire il luogo di quello “Esserci” minkowskiano che permette la “temporalità” fenomenologicamente asettico alle patologie ossessive-nevrotiche: ma “dove” – in quale luogo-spazio – trovare/cercare, lo “spazio” che regolarizzi la struttura antropologica di un archetipico immaginario “dimenticato” e ristabilito alla attualità se solo qualche anacoreta perso nella solitudine della campagna ancora è capace di vedere le stelle le nuvole le pioggie le montagne i confini instabili tra il giorno e la notte, tra la notte e il giorno prossimo a venire?
Ubaldo Bartolini ha dimostrato in più di venti anni di lavoro nella società dell’arte, di svolgere con coerenza un assunto che prima che essere teorico è “pratico”. è il valore-tema dello spazio-luogo rapportato alle infinite variazioni che la ricerca linguistico-artistica permette di svolgere, in sintonia costante con lo Spirito del Tempo, in sintonia con la attualità del dibattito artistico, con la sincera e partecipata osmosi del “sé” allo sfuggente significato di ciò che appena “nato” è consumato e dimenticato, dentro l’effimero e volitoso/volitivo sentimento di un “tempo” che è tempo di Storia – sociale-culturale – che vuole annullare la Storia, che vive nella continua consapevolezza della vanità delle certezze identificate, che vive nella coscienza nichilistica dettata da un nuovo Qoelet regista di marionette perfettamente “finte”.