Debutta nel 1972 alla Galleria Arte Studio di Macerata. Quindi, con oltre 50 anni di attività, percorre quelle tappe significative che lo conducono dalle prime esperienze concettuali ad una ristrutturazione del concetto di paesaggio. Quel paesaggio che, movendo dai Carracci, Lorrain e Poussain, perde via via i connotati realistici per diventare rappresentazione di pure istanze interiori.
Bartolini, nato a Montappone (Ascoli Piceno) nel 1944, ma poi trasferitosi a Macerata, e quindi attivo fra la città di residenza e Roma, è stato uno dei fondatori della corrente che Maurizio Calvesi battezzò Anacronismo, con Carlo Maria Mariani, Alberto Abate e Stefano Di Stasio, e altri. Questo movimento è stato definito anche Pittura colta o Ipermanierismo.
Bartolini ha esposto le sue opere in oltre 70 mostre personali e collettive in gallerie e musei di tutto il mondo. Ha avuto una sala personale alla XLI Biennale di Venezia ed è stato inserito nella collettiva “Novecento, arte e storia in Italia”, ospitata presso le Scuderie papali del Quirinale.
Nei più recenti sviluppi della sua ricerca artistica, dopo aver inseguito per anni il «caro vecchio fantasma della pittura di paesaggio, in una serie di inattese trasformazioni» (P. Balmas), come nella ripetizione di uno stereotipo, è giunto alla capacità di liberarsi dalla natura, per costruirla ex novo, creandola di puro linguaggio e plasmandola sull'onda delle emozioni.